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ANCONA - Dimesso poche ore dopo il trasferimento in ospedale a Torrette di Ancona, Nazif Muslija, il 50enne macedone sospettato del femminicidio della moglie Sadjide, 49 anni anni, per gli amici Sara, a Pianello Vallesina di Monte Roberto (Ancona).
L’uomo, in fuga dalla mattina del 3 dicembre scorso quando avrebbe picchiato a morte con un tubo di ferro la coniuge trovata morta sul letto di casa, era stato rinvenuto privo di sensi ieri pomeriggio in una zona impervia e boscosa a Braccano di Matelica (Macerata) dove aveva tentato di togliersi la vita.
A trovarlo un cacciatore che passava nella zona dove sono poi arrivati subito i carabinieri, che lo stavano cercando ed erano a breve distanza, e i sanitari del 118 per il soccorso.
Il 50enne, fermato per omicidio volontario aggravato, è stato dimesso nelle tarda serata di ieri: nonostante non fosse cosciente nel momento in cui è stato trovato, le sue condizioni sono poi subito migliorate, tanto da consentire le dimissioni e il trasferimento nel carcere anconetano di Montacuto dove si trova ora, assistito dal servizio medico della casa circondariale.
Muslija attende ora in carcere la convalida del fermo che sarà competenza del gip di Macerata, visto che è stato trovato nel territorio della provincia.
Poi gli atti del procedimento torneranno alla Procura di Ancona, al pubblico ministero Rosario Lioniello che si è occupato dall’inizio della vicenda e che disporrà l’autopsia.
Intanto il corpo della 49enne, che era vittima da anni dei maltrattamenti del coniuge, si trova all’obitorio dell’ospedale regionale di Torrette.
Ieri è arrivato ad Ancona dalla Svizzera, il figlio 30enne della coppia che vive all’estero; mentre altri parenti risiedono anche loro all’estero.
Fuori dell’abitazione di via Garibaldi 75 era stato trovato un tubo metallico che potrebbe essere l’arma del delitto in quanto compatibile con le gravissime ferite al cranio e al torace inferte sulla donna e riscontrate durante i primi esami.
La 49enne uccisa era già vittima di maltrattamenti dal coniuge da almeno due anni e lo aveva denunciato più volte fino all’arresto di Muslija, nell’aprile scorso, quando l’uomo aveva sfondato la porta della camera da letto della moglie con un’ascia.
A seguito del patteggiamento, Sadjide, operaia in un laboratorio di sartoria, aveva deciso di tornare a convivere con il marito, operaio in una ditta di infissi, nella casa che avevano comprato insieme.
Secondo alcune testimonianze, però, la donna non avrebbe affatto perdonato il marito e invece era terrorizzata da lui e sarebbe tornata a conviverci, in sostanza da separati in casa, ritenendo di non avere altre possibilità e avendo anche sulle spalle un mutuo da pagare per la casa. I
l 50enne avrebbe dovuto frequentare, come condizione per il patteggiamento della pena, un percorso per uomini maltrattanti ma, visto che non c’era posto, la frequenza era stata rimandata alla prossima primavera. Troppo tardi.
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