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L’esercito del Pd regionale, invece di prepararsi alla battaglia, si barrica nel quartier generale per discutere su chi abbia il diritto di impugnare le armi. Il regolamento per le candidature alle prossime Regionali, che doveva essere approvato ieri in direzione, è finito impallinato da veti, sospetti e fratture insanabili. E il partito è tornato a fare ciò che sa fare meglio: litigare con se stesso.
Il nodo, per chi si fosse perso le ultime cronache dal fronte dem, è sempre lo stesso: il terzo mandato. Tre consiglieri regionali uscenti – Bora, Cesetti, Mastrovincenzo – vorrebbero ricandidarsi. La segretaria regionale Bomprezzi dice no. Il regolamento scritto e poi strappato recitava come una ghigliottina: “Non possono essere candidati coloro che hanno già svolto due mandati consecutivi”. Punto. Nessuna deroga, nessun compromesso.
Così la direzione, anziché diventare il laboratorio della nuova sinistra marchigiana, è stata cancellata. Rinviata. Congelata. Nel frattempo, il candidato presidente Matteo Ricci resta spettatore interessato. Lui, che predica una lista forte e coesa, osserva il partito dilaniarsi per tre nomi che nel 2020 portarono voti pesanti.
Manuela Bora, Fabrizio Cesetti e Antonio Mastrovincenzo.
Proprio Mastrovincenzo, in mattinata, insieme all’ex sindaca di Ancona Valeria Mancinelli e all’ex primo cittadino di Senigallia Maurizio Mangialardi, ha accompagnato Ricci nella sua uscita al mercato del Piano. Poche parole del candidato e solo sul programma – ormai noto – e una questione, quella del terzo mandato, che pare non interessargli.
"Questioni che non interessano agli elettori".
Ad aggiungere altra benzina sul fuoco è arrivata anche la richiesta di deferimento del consigliere Fabrizio Cesetti, colpevole – secondo il segretario Pd di Sant’Elpidio a Mare, Fabiano Alessandrini – di aver partecipato a un comizio del candidato sindaco rivale, mentre il partito ufficialmente appoggia l’altro concorrente, Orsili, sostenuto persino da Forza Italia.
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