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ANCONA – Un nuovo segno di memoria è comparso nel Parco di via Matelica, dove questa mattina il Comune ha scoperto una targa dedicata a Carlo Urbani, il medico e microbiologo marchigiano che nel 2003 individuò il virus della Sars e ne pagò il prezzo più alto, morendo contagiato durante il suo lavoro. Un gesto semplice ma carico di significato, pensato per ricordare una figura che ha lasciato un’impronta profonda nella medicina internazionale e nella storia recente della sanità pubblica.
Alla cerimonia hanno preso parte il sindaco Daniele Silvetti, l’assessora alla Toponomastica Antonella Andreoli e gli assessori Marco Battino, Marta Paraventi e Stefano Tombolini, insieme ai familiari e a rappresentanti dell’Associazione Carlo Urbani di Castelplanio. Presenti anche il figlio Luca e Roberto Gigli, a testimoniare un legame che nella comunità marchigiana resta vivo, a distanza di oltre vent’anni da quella primavera segnata dall’emergenza Sars.
Originario di Castelplanio, Urbani si era laureato in Medicina ad Ancona nel 1981 e proprio nel capoluogo aveva iniziato la sua attività all’Istituto di Malattie Infettive. La sua carriera lo portò presto fuori dai confini nazionali: dal 1993 fu consulente dell’Organizzazione mondiale della sanità e, qualche anno dopo, entrò in Medici senza Frontiere. Nel 1999, a nome dell’associazione, ritirò il Premio Nobel per la Pace, conferma di un impegno che intrecciava ricerca scientifica e attenzione verso le popolazioni più fragili.
Nel suo intervento, il sindaco Silvetti ha sottolineato il valore collettivo della commemorazione, evidenziando come il ricordo di Urbani parli ancora alla città e alle nuove generazioni. Parole che si sono intrecciate con quelle del figlio Luca, che ha ringraziato l’amministrazione per un’iniziativa capace di mantenere vivo il senso del lavoro del padre. «Momenti come questo – ha ricordato – dimostrano che ciò che mio padre ha fatto non è stato dimenticato e continua a ispirare. È importante trasmettere gli ideali che ha portato avanti, soprattutto oggi, in un tempo in cui troppo spesso interessi politici ed economici vengono messi davanti ai bisogni delle persone più vulnerabili».
La targa nel parco di via Matelica diventa così non solo un omaggio alla memoria di un medico che ha fatto la storia, ma anche un invito a non perdere di vista il valore umano della scienza e della cura. Un messaggio che Ancona affida a un luogo pubblico, perché quella storia resti visibile e condivisa.
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