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PERUGIA – Potrebbe arrivare una svolta decisiva nelle indagini sull’omicidio di Hekuran Cumani, il 21enne ucciso la scorsa estate a Perugia. Nelle acque del Tevere, nei pressi di Ponte San Giovanni, i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno rinvenuto un coltello a serramanico e un iPhone 15, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro.
Il ritrovamento è avvenuto nella zona indicata da Yassin Amri, coetaneo della vittima e attualmente detenuto con l’accusa di omicidio. Lo stesso Amri aveva raccontato di aver gettato il telefono nel fiume “per paura” dopo i fatti.
Il primo oggetto a riaffiorare è stato proprio il cellulare dell’indagato, che – sorprendentemente – si è riacceso dopo tre settimane sott’acqua. Grazie al numero Imei, gli inquirenti hanno potuto confermarne la provenienza, stabilendo che si tratta del dispositivo in uso al giovane e non di un vecchio telefono consegnato dalla sorella. All’interno, secondo indiscrezioni, potrebbero trovarsi elementi ritenuti molto utili per ricostruire le ore successive al delitto.
Poco distante, i subacquei arrivati da Ancona e Firenze hanno recuperato un coltello a serramanico nero con inserti metallici, che i pubblici ministeri – coordinati da Raffaele Cantone e dal sostituto Gemma Miliani – ritengono possa essere l’arma del delitto. La lama, per dimensioni e caratteristiche, coinciderebbe infatti con le ferite riscontrate sul corpo di Cumani.
Sul coltello gli investigatori sperano di individuare tracce di Dna compatibili con la vittima, mentre dal telefono si attendono conferme sulle comunicazioni e i messaggi audio scambiati da Amri dopo la lite culminata nell’omicidio, avvenuta nel parcheggio antistante il dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Perugia.
Secondo quanto trapelato, in una registrazione audio l’indagato avrebbe ammesso il fatto a un amico.
Il Tribunale del Riesame discuterà martedì prossimo l’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Yassin Amri. Nella stessa udienza sarà esaminata anche la posizione di un 18enne finito in carcere per violazione delle misure cautelari già disposte nei suoi confronti.
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