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La chiesa parrocchiale di Villa San Filippo, frazione di Monte San Giusto, non è riuscita a contenere tutti. Una folla composta e commossa ha partecipato sabato mattina ai funerali di Francesco Broda, il 48enne di Monte San Giusto morto lunedì scorso alla Rita Calcestruzzi di Corridonia, travolto dai detriti durante il lavoro. Centinaia di persone, colleghi, amici e semplici cittadini, si sono strette attorno ai genitori Desiderio e Adriana e ai familiari per condividere un dolore profondo, che ha scosso l’intera comunità.
Molti sono rimasti fuori dalla chiesa, in piedi o seduti lungo il muro del cortile, con gli occhi lucidi e le mani giunte, per accompagnare con un ultimo saluto chi in pochi attimi ha perso la vita in modo tanto brutale.
Durante l’omelia, don Marco con voce ferma ma colma di emozione, ha ricordato che «si parla spesso di sicurezza sul lavoro, ma la verità è che non si può e non si deve risparmiare sulla sicurezza di ogni singolo lavoratore, di ogni singola vita. Ogni morte come quella di Francesco deve interrogarci tutti, perché dietro le statistiche ci sono volti, famiglie, affetti».
Il sacerdote ha poi condiviso il suo colloquio con i genitori di Francesco: «Il papà Desiderio e la mamma Adriana mi hanno parlato della bontà, della precisione e della dedizione del loro figlio».
All’uscita del feretro un lunghissimo applauso e palloncini colorati a ricordare quel sorriso che si è spento a soli 48 anni.

Un applauso, lungo e commosso. A ricordare che la sicurezza non può essere un costo, ma un diritto.

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