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Si sono concluse nei giorni scorsi le indagini sul caso del depuratore di Filottrano, al centro di un’inchiesta per inquinamento ambientale avviata nel 2019 dopo numerose segnalazioni dei cittadini. Nel mirino della Procura di Ancona sono finiti i vertici della società partecipata che gestisce l’impianto fognario al servizio del Comune: due ex presidenti e il direttore tecnico, accusati di non aver eseguito le necessarie manutenzioni sulle linee e sugli scolmatori, permettendo lo sversamento di acque reflue nei terreni a sud-est del centro abitato.

Secondo quanto emerso dalle indagini del NIPAAF di Ancona e del Nucleo carabinieri forestale di Jesi San Marcello, la rete fognaria presentava gravi inefficienze. Le condotte, in alcuni punti schiacciate o spaccate, non convogliavano correttamente i reflui verso il depuratore, ma li disperdevano nei fossi e nei campi agricoli.
Gli inquirenti contestano alla società una scarsa manutenzione e l’assenza di un piano di interventi programmati: molti manufatti sarebbero stati abbandonati, invasi dalla vegetazione e difficilmente accessibili per le squadre di lavoro.

Tra il 2019 e il 2023, i carabinieri Forestali insieme all’ARPAM hanno effettuato numerosi campionamenti su quattro scolmatori, rilevando valori elevati di Escherichia coli, azoto ammoniacale e tensioattivi, sostanze ben oltre i limiti consentiti dal codice ambientale.

I tre indagati rischiano ora fino a quattro anni di reclusione e una multa di 65mila euro per il reato di inquinamento ambientale colposo.
Come previsto dal principio di presunzione di innocenza, la loro responsabilità potrà essere accertata solo con una sentenza definitiva.

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