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MILANO – Tod’s prende posizione dopo la richiesta avanzata dalla Procura di Milano di applicare la misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria nei confronti della società per presunte irregolarità nella catena di fornitura.
Secondo l’ipotesi dei magistrati, coordinati dal pm Paolo Storari, il gruppo marchigiano non avrebbe vigilato in modo adeguato su fenomeni di sfruttamento del lavoro all’interno di alcuni opifici gestiti da imprenditori cinesi, incaricati della produzione di capi destinati al marchio. La Procura contesta una “condotta agevolatoria” e parla di condizioni di “para-schiavitù” in laboratori lombardi e marchigiani, dove i lavoratori avrebbero percepito 2,75 euro all’ora, lavorando anche di notte e nei festivi.
La richiesta della Procura, tuttavia, non ha portato ad alcun provvedimento concreto: la decisione è sospesa in attesa della pronuncia della Corte di Cassazione, chiamata a stabilire la competenza territoriale tra Milano e Ancona. Tod’s, in ogni caso, non è indagata: le accuse riguardano esclusivamente i titolari dei laboratori esterni coinvolti.
In un comunicato diffuso nel pomeriggio, il gruppo Della Valle ha espresso “amarezza” per il modo in cui la vicenda è emersa e ha rivendicato la piena regolarità del proprio operato.
«Tod’s – si legge nella nota – rispetta tutte le normative vigenti, incluse quelle sul lavoro, e i propri ispettori eseguono controlli costanti sui laboratori che seleziona. Prima di collaborare con noi, ogni fornitore sottoscrive accordi che garantiscono la qualità dell’ambiente e la tutela dei dipendenti».
L’azienda sottolinea inoltre che i propri stabilimenti sono considerati “un’eccellenza mondiale per la tutela ambientale e i servizi sociali destinati ai lavoratori”. Tod’s si è detta pronta a esaminare le carte del procedimento e a fornire “tutti i chiarimenti necessari a dimostrare la totale estraneità ai fatti contestati”.
Intanto, sul caso è intervenuto anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha ricordato la proposta di legge del governo per introdurre un sistema di certificazione preventiva delle filiere produttive. “Ogni brand – ha spiegato – dovrà poter garantire da un’autorità terza la piena sostenibilità e legalità del proprio ciclo produttivo, a tutela della reputazione del Made in Italy”.
Il caso Tod’s si aggiunge a quelli che negli ultimi mesi hanno coinvolto altri grandi nomi della moda italiana, come Armani, Valentino e Dior, in indagini analoghe sulle condizioni di lavoro nei laboratori in subappalto. Ma da Brancadoro, quartier generale del gruppo Della Valle, arriva un messaggio netto: «La qualità dei prodotti e quella della vita dei lavoratori – ribadisce Tod’s – restano per noi valori imprescindibili».
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