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È un giovane di origine albanese il conducente della Mercedes Classe A che sabato sera poco dopo le 22 si è scontrata sulla Statale 16 Adriatica a Martinsicuro con la Mercedes Glb con a bordo Emidio Croci, la moglie e uno dei suoi tre figli provocando la morte del quarantaseienne residente ad Acquaviva. L’uomo si trova ora ricoverato all’ospedale di Giuliianova dove è stato trasferito dopo essersi costituito nella caserma dei carabinieri di Martinsicuro. Subito dopo lo schianto, infatti, si era dato alla fuga insieme con l’altra persona che viaggiava con lui in auto per poi presentarsi dopo un po’ in caserma per essere successivamente ricoverato per le lesioni riportate nello scontro. Nel frattempo, su quanto accaduto, la Procura di Teramo ha aperto un fascicolo ipotizzando i reati di omicidio stradale, lesioni gravi e omissione di soccorso. Emidio Croci si era messo alla guida della sua auto e stava uscendo dal parcheggio del ristorate dove insieme con la moglie e uno dei suoi tre figli aveva trascorso il sabato sera quando, immettendosi sulla Statale Adriatica per dirigersi verso San Benedetto è stato centrato dalla Mercedes Classe A condotta dall’albanese: l’urto è stato violentissimo e provocato lesioni gravi che non hanno lasciato scampo al 46enne. La moglie, in stato di shock, è stata trasportata d’urgenza all’ospedale di Sant’Omero, mentre il figlio, le cui condizioni sono apparse subito molto serie, è stato trasferito in prognosi riservata all’ospedale pediatrico Salesi di Ancona. Entrambe le vetture sono state poste sotto sequestro e la salma di Croci trasferita all’obitorio, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Sul luogo dell’incidente per i rilievi di rito i carabinieri di Martinsicuro, Sant’Egidio alla Vibrata e dal Nucleo operativo e radiomobile di Alba Adriatica. Il tratto di Statale interessato è rimasto chiuso per circa quattro ore. La notizia ha scosso profondamente la comunità di San Benedetto del Tronto, dove Croci era molto conosciuto e apprezzato. Tifoso appassionato della Sambenedettese, viveva ad Acquaviva con la moglie ed i suoi tre figli - una ragazza di 18 anni e due ragazzi di 14 e 11 anni -. Lavorava per la Kxenia di Ripatransone, i cui colleghi, appresa la notizia, lo ricordano come un lavoratore esemplare, disponibile e sempre pronto ad aiutare gli altri. Su quanto accaduto la Procura di Teramo, potrebbe nelle prossime ore concedere il nulla osta per la restituzione della salma del quarantaseienne ai suoi familiari
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