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Pubbliredazionale Quando la competenza oscura la chiarezza - moovcomunicazione.it
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Un documento può essere impeccabile dal punto di vista tecnico e al tempo stesso incomprensibile per chi lo legge. È il paradosso dell’esperto: più si conosce una materia, più diventa difficile ricordare come spiegarla in modo semplice. Nella comunicazione istituzionale e professionale questo limite prende il nome di bias dell’esperto e trasforma testi pensati per informare in barriere che allontanano invece di avvicinare.

 

Che cos’è il bias dell’esperto

Il bias dell’esperto è una distorsione cognitiva studiata in psicologia: chi conosce molto fatica a immaginare la prospettiva di chi sa poco. L’esperto sopravvaluta le conoscenze di base del suo pubblico e calibra il messaggio sul proprio livello, non su quello dei destinatari.

Nel mondo della comunicazione istituzionale e professionale questo bias si manifesta con testi che parlano solo agli addetti ai lavori. È comune nei consulenti che scrivono report per i clienti, nei tecnici che preparano documentazione per cittadini o stakeholder, negli uffici progetto che diffondono aggiornamenti pieni di riferimenti normativi senza spiegazioni.

La conseguenza è paradossale: la competenza che dovrebbe generare autorevolezza diventa ostacolo. Invece di aumentare la chiarezza, riduce la comprensione.

 

Segnali che un testo è vittima del bias

Come riconoscere un contenuto vittima del bias dell’esperto? Alcuni indizi sono ricorrenti:

• Linguaggio iper-tecnico o pieno di sigle: termini specialistici usati senza glossario, abbreviazioni sconosciute al lettore medio.
• Riferimenti impliciti: citazioni a procedure interne o prassi consolidate che chi non vive quel contesto non può conoscere.
• Eccesso di dati: tabelle e numeri che confondono anziché guidare.
• Testi troppo densi: paragrafi lunghi e privi di segnali visivi.

Questi segnali non solo appesantiscono la lettura, ma rischiano di compromettere la fiducia verso chi comunica.

 

Come superarlo

Superare il bias dell’esperto non significa banalizzare, ma rendere accessibile. Alcuni strumenti:

• Test con lettori non esperti per intercettare i punti oscuri.
• Esempi e analogie per tradurre concetti complessi.
• Selezione dei dati: dire prima l’essenziale, rimandare il resto a note o allegati.
• Struttura chiara: anticipare le conclusioni, poi i dettagli.
• Semplificazione mirata: trasformare formule burocratiche in frasi dirette.

Come sottolinea MOOV Comunicazione nelle sue analisi, la scrittura istituzionale non deve perdere rigore, ma può essere progettata con la stessa cura con cui si costruisce una strategia di comunicazione. La chiarezza, infatti, è parte integrante della reputazione.


Dal linguaggio tecnico alla distanza sociale

Quando un testo istituzionale diventa illeggibile a causa di termini iper-specialistici, non si produce solo un problema di comprensione: si genera distanza sociale. Chi non capisce si sente escluso da un processo che dovrebbe includerlo. È qui che il bias dell’esperto rivela il suo lato più critico: non solo comunicazione inefficace, ma rischio di erosione del rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni. La domanda è se le organizzazioni siano pronte a rivedere le proprie abitudini linguistiche in chiave inclusiva.

 

Un contenuto non serve se non arriva al destinatario

Un testo perfetto dal punto di vista tecnico perde valore se non viene compreso. La vera competenza, nella comunicazione pubblica e professionale, sta nel trasformare la complessità in chiarezza, senza sacrificare precisione.

MOOV Comunicazione lavora proprio su questa frontiera: aiutare enti, imprese e professionisti a riconoscere i limiti del bias dell’esperto e a tradurre la conoscenza in contenuti leggibili, accessibili e utili.

Un contenuto che non arriva al destinatario non è comunicazione, ma un’occasione mancata.


Questo contributo è ispirato a un approfondimento pubblicato sul nostro sito. MOOV Comunicazione.

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