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Minacce, estorsioni, aggressioni e perfino un accoltellamento: è questo il quadro emerso dall’indagine che ha coinvolto un gruppo di adolescenti, tutti tra i 15 e i 16 anni, accusati di aver costituito una baby gang attiva da mesi tra Recanati e Porto Recanati. Cinque di loro sono stati raggiunti da misure cautelari emesse dal Tribunale per i Minorenni delle Marche: tre ragazzi sono stati affidati a comunità educative, mentre per altri due è stato disposto l’obbligo di permanenza in casa.
A fare luce sulle violenze è stata la procuratrice della Repubblica presso il Tribunale dei Minori, Cristina Tedeschini, che ha presentato i risultati dell’inchiesta, delineando un fenomeno preoccupante legato alla criminalità minorile nella regione. Le accuse nei confronti dei giovanissimi vanno dall’estorsione al bullismo, passando per aggressioni fisiche e detenzione di armi da taglio.
Il gruppo si faceva chiamare “No Snitch”, una denominazione eloquente che rifiuta ogni forma di collaborazione con le forze dell’ordine. Sui social, in particolare su Instagram, i componenti della gang pubblicavano video delle aggressioni, vantandosi delle proprie azioni.
L’episodio più grave risale ad aprile, quando all’Hotel House di Porto Recanati, un adolescente è stato ferito con un coltello dopo un tentativo di rapina di una sigaretta elettronica. La prognosi per la vittima è stata di trenta giorni. Ma l’accoltellamento non è stato l’unico caso documentato: in un’altra occasione, uno studente dell’Itis “Mattei” di Recanati è stato aggredito con spray al peperoncino fuori dalla scuola dopo essersi rifiutato di consegnare del denaro. In un altro caso ancora, un coetaneo ha dovuto rifugiarsi nella caserma dei carabinieri per sfuggire alla furia del gruppo.
Le indagini, condotte dai carabinieri, hanno ricostruito il modus operandi della baby gang: i ragazzi avanzavano richieste di denaro (20 o 30 euro) e, in caso di rifiuto, scattavano le ritorsioni fisiche. Gli indagati sono in totale otto, di cui cinque destinatari delle misure cautelari. Tra loro anche una ragazza, mentre una parte del gruppo è composta da giovani di origine straniera o figli di immigrati di seconda generazione.
La Procura dei Minori sottolinea la necessità di interventi educativi mirati e di un monitoraggio costante dei fenomeni di disagio e criminalità giovanile, sempre più spesso legati all’uso distorto dei social e a modelli di comportamento violenti e devianti.

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