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PESARO - Ezio Di Levrano è stato rinviato a giudizio per l’omicidio della moglie Ana Cristina Duarte Correia, con tutte le aggravanti che erano state formulate dalla procura. Al termine dell’udienza preliminare, l’autista 54enne, presente in aula al tribunale di Pesaro, è tornato in carcere. Il 7 settembre 2024 la mamma 38enne brasiliana era stata accoltellata dal marito, con 8 colpi inferti all’addome, nell’abitazione che la coppia condivideva a Saltara di Colli al Metauro. In casa erano presenti i tre figli di 6, 13 e 14 anni. In apertura dell’udienza, il legale dell’imputato, Salvatore Asole, ha sollevato un’eccezione sul tentativo di costituzione di parte civile di un’associazione contro la violenza dei minori in famiglia. Eccezione accolta. Asole ha poi cercato di alleggerire la posizione del proprio assistito sui capi di imputazione formulati dal sostituto procuratore Irene Lilliu. Tre le aggravanti: vincolo parentale, crudeltà e futili motivi. Il legale della difesa ha sollevate eccezioni sulla crudeltà, sostenendo che i minori non avrebbero assistito all’accoltellamento della madre. Lo ha rilevato dalla testimonianza del figlio più grande, che sarebbe intervenuto in cucina dopo aver sentito le grida della madre, chiedendo al padre cosa avesse fatto, con un’espressione colorita. Su questso punto, l’avvocato di parte civile, Francesca Conte, aveva invece affermato durante l’incidente probatorio dei minori, a fine dicembre, che i tre fratelli avevano assistito all’accoltellamento della madre. Eccezione anche sui futili motivi. "Si vuole far ricondurre questo omicidio ad una normale gelosia, per il fatto che la moglie lo volesse lasciare", ha detto Asole al termine dell’udienza preliminare, aggiungendo che dagli atti d’indagine ci sono riscontri sulla vita extra coniugale della moglie. Le eccezioni non sono state accoclte dal gup, che ha rinviato a giudizio Di Levrano con tutte le aggravanti. La corte d’assise inizierà il 10 dicembre. L’avvocato Conte, insieme alla collega Renata Bueno, tutela la madre della vittima, residente in Brasile. Chiede al Tribunale dei minori che la nonna possa vedere i tre nipoti, affidati ai Servizi sociali.

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