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Le segreterie regionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, con il sostegno delle rispettive sigle nazionali, hanno avanzato una richiesta urgente per l’attivazione di un tavolo di crisi istituzionale presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. L’incontro dovrebbe coinvolgere direttamente il ministro Adolfo Urso, alla luce delle gravi criticità che stanno interessando il Gruppo Fedrigoni, in particolare negli stabilimenti marchigiani.
I rappresentanti sindacali, pur ribadendo la disponibilità al dialogo, sottolineano con forza che non sono più sufficienti rassicurazioni verbali: servono interventi immediati e concreti, in linea con la lunga tradizione industriale e con il patrimonio di competenze sviluppato nel territorio marchigiano. Le criticità sono state evidenziate nel corso di assemblee svolte negli impianti di Fabriano (Ancona), epicentro delle attuali preoccupazioni.
Tra i principali problemi segnalati, lo smantellamento della macchina F3, già da tempo fuori uso e destinata alla vendita; il reparto E-Close, che non assicura una produzione redditizia né volumi adeguati; e la sospensione del turno notturno prevista per fine giugno, che potrebbe comportare l’attivazione della cassa integrazione o la cessazione dei contratti per i lavoratori somministrati, i quali costituiscono oltre il 90% dell’organico di quel settore.
Anche il comparto energetico registra forti criticità: la centrale Turbogas, un tempo capace di produrre energia anche per la rete Enel, è stata dismessa e una delle due unità sarà con ogni probabilità alienata. Questa scelta avrà conseguenze anche sul personale tecnico e rischia di compromettere l’approvvigionamento di energia e vapore, necessario per eventuali future attività produttive.
Infine, i sindacati denunciano che solo una quota minoritaria degli investimenti nazionali – appena il 20% – sarà destinata alla regione Marche, concentrandosi principalmente sulla manutenzione di macchinari obsoleti nel reparto Sicurezza. Sebbene sia stato annunciato l’inserimento di nuovi lavoratori nel settore delle carte di sicurezza, ad oggi manca un piano industriale strutturato e una strategia di riequilibrio territoriale in grado di assicurare continuità lavorativa e produttiva sul territorio regionale.
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