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TAVULLIA - C’è un nuovo indagato per l’omicidio di Dritan Idrizi, avvenuto il 7 agosto di un anno fa davanti ad un casolare di Tavullia, dove risiede con la famiglia Arthur Cerria, reo confesso dell’accoltellamento mortale. E’ il nipote 24enne di Cerria, accusato di favoreggiamento. Durante un’intercettazione ambientale nell’abitazione tavulliese, sarebbe emerso che il giovane avrebbe contribuito a occultare il coltello utilizzato per l’aggressione. Avrebbe preso l’arma gettandola nell’immondizia. Per il 24enne un altro capo di imputazione legato allo spaccio di sostanze stupefacenti nella zona di Cattolica. Attività rilevata sempre ascoltando le intercettazioni ambientali. Le indagini sono chiuse. Ora si attende la prima data per l’udienza preliminare. I legali di Cerria, Marco Defendini e Matteo Mattioli, puntano alla scarcerazione del loro assistito. Hanno depositato la richiesta di interrogatorio, per chiarire gli ultimi dettagli emersi. Un diverbio che sarebbe avvenuto il giorno stesso dell’accoltellamento. E i risultati dell’autopsia, dai quali emergerebbe l’aggressione dei tre albanesi verso Cerria. Gli avvocati sono pronti a sostenere la legittima difesa o quantomeno l’eccesso di legittima difesa.
Cerria voleva solo difendere la moglie, il figlio e se stesso, nel regolamento di conti tra famiglie rivali avvenuto a Tavullia quella sera. La moglie di Cerria sarebbe stata aggredita con un bastone metallico. Quando è arrivato il marito, avrebbe visto Idrizi estrarre qualcosa dalla cinghia dei pantaloni. Era il martello da carpentiere ma lui ha dichiarato che pensava fosse una pistola così ha preso il coltello serramanico e l’ha colpito. A sua volta è stato colpito tra la spalla e il collo dalle martellate. I tre erano ripartiti in auto portando Idrizi all’ospedale ma era morto poco prima di arrivare al pronto soccorso. Quel giorno Idrizi era stato accompagnato da Gili Quedari e Admir Shoshari. Le loro posizioni sono state stralciate.
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