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Potrebbe essere il casolare di campagna di Andrea Cardelli, 41 anni, il luogo dove Martino Caldarelli, 48 anni (avrebbe compiuto 49 il 16 aprile), è stato ucciso prima di essere trasportato e occultato in un laghetto artificiale a ridosso del Salinello, tra Sant’Omero e Nereto.

Questa l’ipotesi investigativa su cui stanno lavorando i carabinieri del reparto scientifico, che in mattinata hanno effettuato accertamenti nell’abitazione rurale, di proprietà della famiglia Cardelli, alla ricerca di tracce e conferme decisive per chiudere il cerchio su un omicidio che ha già contorni chiari. Il resto è ormai noto: Caldarelli, disoccupato, uomo descritto da tutti come riservato e dedito alla cura della madre malata, è stato adescato da Alessia Di Pancrazio, 38 anni, con la scusa di un incontro sessuale. In realtà si trattava di una trappola per rapinarlo, organizzata insieme al compagno.

La vittima ha reagito, ne è nata una colluttazione con Cardelli, conclusasi con un accoltellamento mortale. Per nascondere le prove, i due avrebbero trasportato il cadavere in una zona isolata tra Sant’Omero e Nereto, vicino a un invaso artificiale. Il corpo è stato legato a un tronco e gettato nell’acqua, per impedirne l’emersione. Poi, il tentativo di cancellare tutto: la Fiat Panda rossa della vittima è stata verniciata di nero, per renderla irriconoscibile, e infine data alle fiamme a Giulianova, in via Ruetta Bompadre, la sera della domenica successiva.

A far crollare il castello di bugie è stata una denuncia precedente, un episodio simile di adescamento avvenuto nelle Marche. In quell’occasione, la vittima era riuscita a salvarsi e a raccontare tutto ai carabinieri. Da lì il collegamento: la donna aveva lasciato tracce sui social, contatti e interazioni anche con Martino Caldarelli. Quando si è scoperto che l’auto incendiata a Giulianova era proprio la Panda della vittima, il sospetto è diventato certezza. Le immagini delle telecamere di sorveglianza hanno permesso agli inquirenti di ricostruire i movimenti dei due sospettati la sera dell’incendio. A quel punto, sono scattati pedinamenti e intercettazioni, culminati nell’arresto. Attualmente la donna è in carcere, mentre Cardelli è piantonato all’ospedale.

Entrambi sono stati fermati per rapina, ma l’accusa è destinata a essere aggravata in omicidio volontario. Nelle prossime ore è atteso l’incarico per l’autopsia, che potrà chiarire ulteriormente dinamica e tempi del delitto. Intanto gli inquirenti continuano a scandagliare la vita e i legami della coppia: lui, con precedenti per reati contro il patrimonio, è originario di Sant’Omero ma viveva a Corropoli; lei, ex moglie e madre di una bambina affidata al padre, è originaria di Giulianova e da tempo aveva una relazione stabile con Cardelli. Un puzzle che si va componendo, con un’unica tragica certezza: Caldarelli è finito in una trappola da cui non è riuscito a uscire vivo.

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