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ANCONA – Fu una ferita al labbro notata a scuola a far partire tutto. Era l’autunno del 2022 quando un ragazzo di 15 anni, di origine sudamericana, raccontò alle sue insegnanti che quel segno sul volto glielo aveva lasciato la madre. Un’affermazione che fece scattare l’allarme tra i docenti e attivò immediatamente i servizi sociali e la Procura.

Le indagini portarono all’allontanamento della donna, oggi 35enne, dai suoi quattro figli – tutti minorenni all’epoca dei fatti – e all’apertura di un procedimento penale per maltrattamenti e lesioni. Ieri, il processo con rito abbreviato si è concluso: il gup Alberto Pallucchini ha condannato la madre a un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa.

In aula era presente anche il figlio, oggi maggiorenne, che all’epoca aveva trovato il coraggio di raccontare quanto stava vivendo. Proprio lui, considerato vittima dalla Procura, ha scelto di intraprendere con la madre un percorso di giustizia riparativa, come previsto dalla riforma Cartabia, nel tentativo di ricostruire un rapporto lacerato da anni di violenze.

Secondo le accuse, la donna avrebbe avuto atteggiamenti violenti e denigratori in maniera continuativa nei confronti del figlio maggiore, in presenza anche degli altri fratelli, oggi ancora in età scolare. Il quadro delineato parla di percosse, insulti, lanci di oggetti e veri e propri episodi di aggressione fisica. In una circostanza, avrebbe sbattuto la testa del ragazzo contro il muro; in un’altra, lo avrebbe colpito con una sedia e un bicchiere di vetro. “Sei spazzatura, sei un rompiscatole”, gli avrebbe detto in più occasioni, arrivando anche a graffiarlo sul viso e sulla schiena.

Il ragazzo riportò lesioni giudicate guaribili in otto giorni. Ma ciò che emerse nel tempo fu un contesto familiare difficile, segnato da carenze educative e affettive. I figli, secondo quanto riferito, avrebbero parlato di una madre spesso assente, talvolta in stato di ebbrezza, che si allontanava per ore senza preoccuparsi di loro e che, in più occasioni, non avrebbe provveduto al pagamento delle utenze domestiche, lasciando la casa senza luce o riscaldamento.

I quattro fratelli sono stati assistiti dalle avvocate Stefania Frega e Arianna Benni e si sono costituiti parte civile tramite l’avvocata Giulia Marinelli. La condanna emessa ieri arriva al termine di un percorso difficile, ma apre ora uno spiraglio di ricostruzione familiare sotto il segno della giustizia riparativa.

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